lunedì 24 luglio 2017

Il dramma di Charlie

Febe Polluce

Charlie Gard non sarà portato negli Usa per essere sottoposto alla cura sperimentale.
Non perché i genitori si siano infine "arresi all'inevitabile", accettando la ragionevolezza della sentenza di morte, come ha scritto qualche giornale. Ma perché lo specialista che ha visitato il bambino, in vista dell'auspicato trasferimento nel centro d'avanguardia statunitense, ha dichiarato che non c'era più nulla da fare....


È tardi. Troppo tardi, perché troppo tempo si è perso in questi mesi tra sentenze di tribunali nazionali e internazionali.
Troppo tardi, perché da marzo l'ospedale in cui Charlie è ricoverato gli somministrava unicamente morfina, in attesa di procedere a somministrargli la morte per asfissia.

Non vivrà, neanche per compiere il primo anno, questo bimbo che nel silenzio del suo calvario, dal suo capezzale di macchine, sondini e peluche, ha smosso le coscienze dei potenti del mondo, scuotendo l'inerzia di alcuni e incrinando le certezze di altri.
Che ha unito migliaia di sconosciuti nella battaglia di chi ha intuito che nella difesa di quel corpicino immobile si rivendicava il diritto alla sacralità della vita e non la resa alla "dignità della morte".

Di fronte alla tristezza per l'epilogo di una storia in cui, come tanti, anche io avevo osato sperare l'insperato, mi dico che la vita brevissima e imperfetta di Charlie ha avuto più senso ed è stata più foriera di slanci di tante vite che si consumano lunghe, sane e inutili.

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