Gli italiani compivano
crimini prima dell'arrivo degli stranieri, delinquono ancora e
delinqueranno in futuro. Chiamiamola infezione congenita. Aggiungiamo
che la crisi economica e la disoccupazione non possono che creare
ulteriori condizioni perché tutto ciò aumenti, abbassando
notevolmente la risposta del corpo sociale e di quello economico ad
ogni disagio sociale aggiunto. Chiamiamola difesa immunitaria.
Nessuno ha mai sostenuto il contrario.....
Detto ciò, questa ovvietà
è il più alto argomento dei migrazionisti, ossia è un non
argomento per definizione.
Sia perché la delinquenza è
un elemento strutturale di ogni società umana, sia perché la sua
incidenza costituisce il punto zero per la valutazione di ogni
eventuale fenomeno connesso ad esso successivo.
Allora, se il paziente ha il
corpo infetto e le difese immunitarie gravemente abbassate, non
appare una buona soluzione innietargli ulteriori massicce dosi di
virus "sconosciuti e alieni" senza possederne minimamente
gli anticorpi. Il male non può che peggiorare e la malattia
diventare cronica, fino a portare al coma.
Di fatto, è ciò che sta
avvenendo con la complicità di medico e paziente. I
dati statistici già pubblicati, non fanno che confermare quanto
detto, se solo si avesse la grazia di leggerli e capirli. Non è
questione di non generalizzare, ma di capire e affrontare il fenomeno
necessariamene nel suo insieme.
L'8% di stranieri, ma in
realtà quasi solo la parte di loro costituita dai clandestini,
compie in media il 50% dei reati comuni, quelli che la gente vive
quotidianamente sulla propria pelle.
Un dato abnorme, che non può
che creare lo sviluppo disordinato di nuovi anticorpi. Questione di
sopravvivenza, non di razzismo. Il resto dei clandestini, che vive
nella bambagia più totale, senza regole e in stato di mantenimento a
carico dello stremato contribuente, in assenza totale di qualunque
piano serio di integrazione, contingentamento (e selezione) degli
arrivi e relativo assorbimento nel corpo socio-economico della
nazione, è letteralmente un'incubatrice di virus criminali di ogni
specie e grado di pericolosità.
Non per fattori biologici,
quanto piuttosto per fattori contestuali e sociali evidenti.
Emarginazione, ghettizzazione, mancanza di integrazione, assenza di
opportunità lavorative ed economiche, sradicamento, incolmabili
differenze culturali. Ai quali seguirà presto un montante livore
verso la società accoglitrice, direttamente proporzionale alle
aspettative false create alla partenza e all'arrivo.
Perchè, tenendo a parte
l'effetto immediato sulla delinquenza comune, è ormai chiaro che il
prossimo step sarà il fiorire di una massa di potenziali terroristi
fanatici, di seconda e terza generazione, i cui tragici effetti sono
già sotto i nostri occhi. Odio e disagio sociale, tutto terreno, che
cerca e trova una causa superiore nel fanatismo religioso, che
promette riscatti nell'aldila', perché nel "di qua" ogni
speranza è morta e ogni sogno divenuto ingestibile realtà.
Dinamiche a noi finora
conosciute e vissute in nazioni vicine, in tempi economici ben
migliori, ed in contesti ben più attrezzati del nostro, per cercare
di gestire il fenomeno. Si può fare ancora finta di niente,
ribaltare puerilmente accuse strampalate di razzismo o mea culpa
storici, tanto improbabili quanto inopportune, ma non si può
sfuggire dalla realtà dei fatti. Tanto più che, altro grande
argomento, si continua ad ignorare, se non sostenere, il ruolo chiave
delle politiche internazionali che cagionano e alimentano il
fenomeno.
Dal coma, senza adeguata
terapia e senza intervenire sulle cause dalla malattia, si passa alla
morte in breve tempo. E, potete stare certi, non sarà indolore e non
sarete voi a salvarvi dall'alto di una morale perniciosa e complice.
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