Già due mesi fa,
Repubblica, in uno sprazzo di consapevolezza, ci spiegava che in
Svezia, per la prima volta dal 2013, il numero di disoccupati
"ufficiali" nel Paese era in crescita a causa del flusso
migratorio in entrata.....
Parliamo di un'economia in
crescita con dati e risultati migliori di quelli della Germania, che
tuttavia non riesce ad assorbire nel suo tessuto stranieri poco
formati e professionalizzati, che non conoscono la lingua e non hanno
spesso alcuna intenzione di integrarsi.
La notizia e i dubbi sulla
tenuta dell'ottimo welfare svedese venivano annacquati in un articolo
agiografico, in cui si riesce a palare anche della "minaccia
militare di Mosca", si tace sul dramma - documentato e urlato da
fonti interne ed estere - degli stupri compiuti dai migranti e si
accenna all'attentato di Oslo come ad un incidente di percorso già
metabolizzato.
Ma tutto questo succede in una delle più floride
socialdemocrazie nordiche: alla vigilia dell'arrivo di altri 7.500
allogeni, pensiamo all'impatto in Italia di questa bomba umana su
ordine pubblico e welfare. Con buona pace di Boeri.
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