Tutti gli esperti che analizzano con un
minimo di serietà le conseguenze dell'automazione e della diffusione
dell'intelligenza artificiale all'interno del mondo del lavoro,
prefigurano un futuro a tinte fosche per le nuove generazioni di
lavoratori, che si ritroveranno a combattere una "battaglia"
senza speranza di successo con sempre nuove generazioni di robot
assai più performanti di loro....
Lo pensa perfino Merrill Lynch, quando
afferma che fino al 47% dei lavori attualmente compiuti negli Stati
Uniti può essere automatizzato. Le auto autonome potrebbero far
sparire i tassisti, ma lo stesso vale per i magazzinieri, per chi
lavora nei fast food, per le cassiere degli ipermercati e l'elenco
potrebbe essere lunghissimo. I "nuovi" lavori creati
recentemente per assorbire i lavoratori espulsi dal mercato, di
contralto sono pochi e scarsamente retribuiti, del tutto
insufficienti a risolvere il problema.
Come se non bastasse negli ultimi 40
anni i compensi dei lavoratori, che prima crescevano di pari passo
con la produttività, hanno smesso di crescere, mentre la
produttività è di fatto raddoppiata, facendo sì che chi ancora
lavora produca sempre di più ma guadagni (in termine di potere
d'acquisto) sempre di meno.
Semplificando al massimo la questione,
nei prossimi decenni chi gestisce sorti della "società del
progresso" si troverà di fronte ad un bivio di portata epocale.
O ripensare radicalmente il modello
della società attuale, svincolando il reddito dei cittadini dal
lavoro, attraverso nuove forme di reddito di cittadinanza. Oppure
rinunciare al "sogno" della società della crescita
infinita, dal momento che almeno la metà della popolazione si
ritroverà impossibilitata a consumare, poiché priva di un reddito
che le permetta di farlo.
Sempre che nei "piani alti"
non abbiano già previsto per tempo di usare il metodo Malthus, ma la
crescita infinita anche in questo caso sarebbe pregiudicata comunque.
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